L’adolescente, e il suo desiderio di essere contemporaneamente come tutti gli altri e come nessun altro.
(Jacques Drillon)


Perché uno stesso evento, traumatico o meno, per alcuni adolescenti ha un effetto disastroso e per altri no? 
Perché ci sono adolescenti che non hanno interessi, si sentono annoiati, vuoti, senza progetti, in un periodo della loro vita dove invece tutto dovrebbe essere immaginato come possibile?
Perché allo stesso modo ci sono adolescenti che hanno un sentimento diffuso di rabbia, che sono anche aggressivi, con i genitori e gli insegnanti e che molto presto iniziano a sperimentare alcool, sostanze e a compiere anche gesti delinquenziali?

Da qui l’importanza di una prospettiva multidimensionale e multifattoriale in base all’assunto che un evento specifico non conduce necessariamente al medesimo esito, ci sono tantissime variabili (multifinalità) così come un determinato esito come per esempio una psicopatologia depressiva può generarsi da un ampio range di traiettorie di sviluppo (principio della equifinalità).

La partenza è la teoria dell’attaccamento, quanto le relazioni primarie costituiranno la base per la costruzione dei suoi modelli di attaccamento e della capacità di entrare in relazione con gli altri, soprattutto nei disturbi comportamentali la letteratura ci insegna quanto grazie alla relazione di attaccamento il bambino apprenda la regolazione emotiva che sarà poi supportata nel tempo da capacità cognitive e dal linguaggio.

Considerazione dei Fattori di rischio come le caratteristiche temperamentali, precoci lutti, traumi, separazioni, abusi maltrattamenti o negligenza dei caregivers o presenza di psicopatologia nella coppia genitoriale.

Fattori di protezione come la presenza di un ambiente facilitante e responsivo ai bisogni del bambino, fattori temperamentali come propensione a calmarsi, buona capacità di holding genitoriale, ambiente sociale ricco di stimoli costruttivi.

La rabbia in particolare, in una prospettiva psicodinamica, è una importante disorganizzazione del , una vera e propria rottura dell’integrazione tra corpo e mente, sono ragazzi con un IO-pelle molto sottile e ipersensibili agli stimoli, sia esterni che li attivano velocemente sia interni perché l’Io fragile non riesce ad arginare l’emotività dilagante.

La rabbia e l’aggressività sono segnali importanti perché possibili precursori del disturbo di personalità antisociale dove la sfera più compromessa è quella della mentalizzazione affettiva, l’incapacità ovvero di sentire la sofferenza altrui, mancano di empatia, aggrediscono perché percepiscono l’altro minaccioso, è una difesa.

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