La depressione è come trovarsi in una stanza completamente rotonda…e cercare un angolo su cui sedersi

Sentirsi triste, vuoto, senza speranza, non aver voglia di fare nulla, men che meno le attività che gli altri ritengono piacevoli, sentirsi stanchi, spossati, sentirsi inutili, indegni di qualcuno o di qualcosa.. questi sono solo alcuni dei molteplici sintomi della depressione, che Freud chiamava melanconia.

Il senso di scoramento che pervade la persona che ne soffre è diffuso e infiltrante e può accompagnare ogni attività quotidiana.

Nei casi più gravi il soggetto può arrivare a non alzarsi dal letto per giorni e giorni, rifiutando di lavarsi, o di mangiare, o di interagire con gli altri. Il corpo stesso è depresso, non vuole muoversi, non vuole funzionare e, a volte, s’impone con strani e inquietanti messaggi.

Certamente ognuno, da adulto, porta con sé una ferita narcisistica, la complessità umana è tale e la vita spesso così difficile che sarebbe utopistico immaginare un contesto evolutivo senza sofferenza.

Tuttavia quando questa ferita è particolarmente profonda e soprattutto continuamente riaperta, può declinare anche nella melanconia.
Proprio nei pazienti melanconici risuona fortemente il tema della perdita, della mancanza o insufficienza dello sguardo seduttivo materno.

Nella melanconia c’è uno sguardo ferito e una mancanza originaria di rispecchiamento talmente dolorosa che si sente il disperato bisogno di condividerla e di avere qualcuno accanto per tollerarla e colmarla.
È venuto profondamente a mancare il soddisfacimento dell’infantile bisogno di essere visti, presente in ogni uomo, ed è mancata quella madre che si prende cura del corpo del neonato come se fosse il suo, assottigliando quella cesura che c’è stata con la nascita. Il melanconico arriva a negare il proprio corpo perché ha paura di incontrare uno sguardo assente, l’incompletezza rimane la qualità melanconica per eccellenza e così come un pendolo la melanconia oscilla tra l’anelito all’oggetto e l’impossibilità di trovarlo.

È fondamentale reagire, non perdere definitivamente la speranza. Bisogna farsi aiutare, capire cosa ha provocato lo stato melanconico, gli autorimproveri, il senso di scoramento. Occorre recuperare le energie per poter chiedere aiuto.

Le cause scatenanti di uno stato depressivo possono essere molte: i passaggi di vita, per esempio il passaggio dall’adolescenza all’età adulta o la nascita di un figlio, la perdita di una persona cara, la perdita di un ruolo per esempio nell’ambito lavorativo, esperienze traumatiche, come un incidente o un abuso.

La vita degli esseri umani procede per cambiamenti successivi e continui e la capacità di affrontarli dipende dalle risorse interiori che ciascuno di noi ha a disposizione. Queste risorse si possono costruire o rinforzare tramite un percorso psicologico.

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