Sogno un mondo in cui gli uomini non usano violenza sulle donne.
E le donne non perdonano gli uomini che usano violenza su di loro

Quando il possesso distrugge l’oggetto

In psicoanalisi per oggetto si intende l’altro, la persona. L’altro è per definizione non conoscibile in tutto e per tutto, non controllabile, tale condizione può portare a varie forme di bisogno soprattutto quando viene meno la capacità di pensare, di procrastinare, di rappresentare psicologicamente.

 Se l’uomo non riesce in un dato momento a costruire un pensiero e per diverse ragioni ad utilizzare difese secondarie, tende a perdere la fiducia nelle proprie capacità di procrastinare. 

Così il bisogno del possesso si basa sull’urgenza e su un eccitamento che non trova meta se non in forme di controllo sulla sessualità femminile e sulla vita della donna.
La donna potrebbe essere assillata da richieste e domande sempre più pressanti riguardanti le proprie esperienze passate, la vecchia e attuale quotidianità, dal mondo lavorativo a quello amicale e l’interrogatorio può diventare sempre più intrusivo. 

Uno psichico femminile per un qualsiasi motivo fragile, potrebbe scambiare tale curiosità per sano interesse, ma le prime forme di allarme credo si possano intravedere quando i temi soggetti alla inquisizione sono sempre gli stessi.

Parlo di uomini interessati solamente alle passate esperienze sessuali della donna oppure al suo tenore di vita economico, e le preoccupazioni dovrebbero soprattutto insorgere quando diventa palese la mancanza di fiducia per la donna.

La mancanza di fiducia si potrebbe tradurre ben presto in agiti non più solo verbali, come il guardare il suo cellulare.

Il telefono è certamente l’espressione della nostra socialità e del nostro modo di relazionarci, ma è solo uno dei tanti modi attraverso cui una persona si esprime; quando una parola, una immagine o una telefonata, vengono assunte come ‘prova’ la sete di controllo può diventare ossessiva e la curiosità maschile potrebbe espandersi anche sulla rete conoscitiva dell’oggetto agognato, amici, familiari e partner precedenti.

Tuttavia la sfiducia ed i fantasmi vivi nello psichico maschile potrebbero condurlo ad interessarsi solo a determinate persone, attuali e passate dell’oggetto. Il rischio è quindi di vedere solo ciò che si vuol vedere, solo ciò che può alimentare gli arcaici fantasmi circa la donna ingannatrice.

La donna che per prima è stata oggetto di quello sguardo ritenuto amorevole, viene sfigurata, da figura diventa sfondo di un mondo costruito senza la forza del pensiero e dell’esame di realtà, senza un Io razionale e semplicemente amorevole.
In ballo ci potrebbe anche essere, per il maschio, il fantasma di un confronto perdente con un pene paterno potente e irraggiungibile.

Il possesso dunque diventa una illusione di controllo che è destinata a non placarsi, semmai crea una tensione che paradossalmente fa premere nello psichico dell’uomo la coscienza della sua fallibilità. 

 

In altre parole il maschio crede di poter controllare in maniera onnipotente l’oggetto così come il bambino crede che la presenza del seno materno sia una sua creazione, mentre invece sarà la madre ad accompagnarlo, attraverso progressive frustrazioni, al pensiero che il seno non è sotto il suo controllo. 

 Nell’adulto questo sviluppo psichico potrebbe essere fallito e quindi presentarsi nella coazione a ripetere solo in maniera impulsiva e soprattutto non governabile. 
L’ipotesi è che la sfiducia originaria verso l’oggetto abbia radici in risposte incoerenti da parte delle figure primarie che non solo possono creare mancata solidità del Sé ma inevitabilmente anche verso l’oggetto.

In questi casi nello psichico maschile dunque si possono alternare situazioni governate dal bisogno di impossessamento rispetto al bisogno conoscitivo relazionale verso l’oggetto stesso, per cui odio e amore si intersecano ambiguamente.

Tutto questo si potrebbe tradurre in disperate dichiarazioni ‘amorose’ alternate a gesti rabbiosi come insulti, violenza fisica e richieste ossessiva della presenza della donna o ancora non procrastinabili richieste sessuali, guidate dal bisogno urgente di possederla attraverso il rapporto sessuale o altre modalità coercitive.
La cronaca è piena di questi eventi che finiscono tragicamente fino a provocare la distruzione dell’oggetto nel femminicidio.

La donna può diventare disperatamente cosciente di aver incontrato l’ennesimo sguardo che non guarda, ennesima ripetizione dell’antico teatro familiare dove quegli occhi che dovevano accogliere hanno solo ospitato, dove la seduzione ha ingannato e dove sono mancate braccia ristoratrici.

Uno sguardo originariamente insufficiente che, nell’esasperazione della coazione a ripetere diventa sempre più ferente ma a cui spesso la donna non riesce a sottrarsi. Anche nel caso della donna infatti la coazione a ripetere tenta di recuperare l’illusione di sguardi perduti e mantiene tali relazioni sadomasochistiche fallimentari e a volte destinate a finali senza ritorno.

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