Una lunga tradizione teorica e clinica fondata sull’ascolto, sull’accoglienza, sull’empatia e sulla relazione


Il modello teorico, clinico e terapeutico di riferimento è quello psicodinamico ad orientamento psicoanalitico che prevede una metodologia basata sulla rielaborazione dei vissuti traumatici e dei comportamenti disfunzionali per giungere alla ricostruzione del progetto di vita individuale, il lavoro clinico è centrato:

  • sull’Ascolto
  • sull’Accoglienza, la stanza dello psicologo, il setting, diventa un ambiente favorevole che aiuta la persona a rispecchiarsi, a comprendere, a rielaborare gradualmente, ad accettare il proprio passato e a trarre spunti per la ricostruzione della propria identità.
  • Sulla Relazione, la relazione con lo psicologo è basata sul Rispetto reciproco, sulla Fiducia, sulla Responsabilità e la Condivisione.

Modello teorico di riferimento: approccio psicodinamico ad orientamento psicoanalitico

Nel modello psicodinamico la singolarità e l’unicità della persona con particolare riferimento alla sua personalità, al suo funzionamento psichico e alla sofferenza mostrata costituiscono il vero Leitmotiv di un approccio che tende ad andare oltre l’assetto categoriale, focalizzandosi piuttosto sugli aspetti dimensionali.

Proprio per la sua natura multidimensionale l’approccio psicodinamico raggruppa e ingloba in sé diverse teorie psicologiche di derivazione psicoanalitica, i riferimenti teorici principali sono relativi a 4 tradizioni teoriche che permettono di cogliere importanti aspetti del funzionamento psichico

  • La psicologia dell’Io

  • La teoria delle relazioni oggettuali

  • La teoria dell’attaccamento

  • La psicologia del Sé

La psicologia dell’Io
La psicologia dell’Io permette di valutare l’integrità dell’Io, la capacità di auto-osservazione, la forza dell’Io e l’esame di realtà ovvero la capacità di descrivere se stessi e l’ambiente che ci circonda, di adattarsi alla realtà anche quando questa è spiacevole, capire la presenza di un Io osservante, iniziare ad osservare i principali stili difensivi utilizzati nell’ottica che la salute psicologica implichi l’uso di una varietà di difese e che la psicopatologia non è determinata dalla presenza di difese primitive ma piuttosto dal loro uso massiccio e dalla scarsità di difese mature o di ordine superiore.

La tradizione delle relazioni oggettuali

La tradizione delle relazioni oggettuali: quali sono stati i primi e più importanti oggetti d’amore nel mondo del bambino, come sono stati percepiti, interiorizzati e come le loro rappresentazioni interne agiscono nella vita inconscia della persona e come influiscano sugli stili relazionali e comportamentali attuali.

Quanto il bambino è stato visto ed accolto nei suoi bisogni primari, quanto ha potuto costruire una solida base di sano narcisismo, se ha superato in modo sufficientemente buono la delicata fase di separazione e individuazione.

La teoria dell’attaccamento

La teoria dell’attaccamento, quanto le relazioni primarie costituiranno la base per la costruzione dei suoi modelli di attaccamento e della capacità di entrare in relazione con gli altri, soprattutto nei disturbi comportamentali la letteratura ci insegna quanto grazie alla relazione di attaccamento il bambino apprenda la regolazione emotiva che sarà poi supportata nel tempo da capacità cognitive e dal linguaggio.

Considerazione dei Fattori di rischio come le caratteristiche temperamentali, precoci lutti, traumi, separazioni, abusi maltrattamenti o negligenza dei caregivers o presenza di psicopatologia nella coppia genitoriale

Fattori di protezione come la presenza di un ambiente facilitante e responsivo ai bisogni del bambino, fattori temperamentali come propensione a calmarsi, buona capacità di holding genitoriale, ambiente sociale ricco di stimoli costruttivi.

Perché uno stesso evento traumatico per alcuni adolescenti ha un effetto disastroso e per altri no? Da qui l’importanza di una prospettiva multidimensionale e multifattoriale in base all’assunto che un evento specifico non conduce necessariamente al medesimo esito, ci sono tantissime variabili (multifinalità) così come un determinato esito come per esempio una psicopatologia depressiva può generarsi da un ampio range di traiettorie di sviluppo (principio della equifinalità).

La psicologia del Sé

La psicologia del Sé permette di comprendere meglio i sentimenti di vuoto, adolescenti privi di oggetti interni invece di essere assediati da loro, in cerca di un significato nella vita, domande circa quali sono i valori che possono mantenere l’autostima e il senso della vita.

Aiutare qualcuno a sviluppare un senso di è un compito molto più grande rispetto a quello di aiutare a riorientare un già esistente.

Siamo alle prese con una infanzia senza oggetti da idealizzare e progressivamente deidealizzare in modo non traumatico.

Occorre attivare processi orientati al sostegno dell’autostima, della coesione del Sé e di un senso di continuità, le difese aiutano non solo a gestire l’ansia ma anche a percepire un Sé coerente e positivo.

Adolescenti che non si sentono cattivi ovvero moralmente carenti o malvagi e che sentono un pungente senso di colpa (presenza di un Super-io severo/autoritario) ma piuttosto si sentono internamente vuoti, difettosi e brutti, provano un diffuso sentimento di vergogna.

Tecnica: colloquio psicologico ad orientamento psicoanalitico


Capire….perchè stiamo soffrendo ora
Scoprire ….cosa del passato ci ha portati a questo presente
Dare un nuovo significato….per trovare un felice equilibrio psicologico

Il colloquio col professionista psicologo ad orientamento psicoanalitico mira a rafforzare la capacità della persona di comprendere le motivazioni e i significati relativi alle esperienze soggettive, ai rapporti interpersonali e al comportamento proprio e altrui.

Il professionista psicologo cerca di espandere la consapevolezza per promuovere la capacità di affrontare continue pressioni, bisogni e desideri.

Svolta generalmente 1 o 2 volte alla settimana, è una terapia che rivolge una profonda attenzione all’interazione tra lo psicologo e la persona, con restituzioni adeguate e interpretazioni del transfert, delle difese e delle resistenze.

Nei colloqui lo psicologo presta attenzione agli stati affettivi del paziente e fa interventi che facilitano l’espressione emotiva, promuove la mentalizzazione del paziente aiutandolo a vedere le situazioni da altri punti di vista o ad osservare i propri comportamenti.

Gli interventi del professionista psicologo sono basati:
 

  • su una posizione di ascolto empatico, di sospensione del giudizio, nell’intento di espandere la consapevolezza del paziente.
     

  • Si richiama l’attenzione su qualcosa di non cosciente alla persona oppure che è cosciente anche se da lui evitato.
     

  • Incoraggia ad elaborare: si stimola il paziente a ulteriori commenti, si basa sul principio delle libere associazioni
     

  • Validazione empatica al fine di rompere – ricostruire – ridefinire schemi interiorizzati precoci dove è mancata la validazione da parte delle figure di riferimento

Il colloquio individuale

Il colloquio ad orientamento psicoanalitico interviene sulle cause profonde del malessere psicologico perché agisce sui conflitti alla base della sofferenza, con l’obiettivo di aprire a nuove possibilità esistenziali, a nuove opportunità di vita.

Il colloquio ad orientamento psicoanalitico interviene su disagi di natura ed entità diversa, che possono oscillare dal modesto disadattamento o disagio personale fino ad una sintomatologia grave e che possono precipitare in sintomi nevrotici o psicotici tali da compromettere la vita ingenerando una profonda sofferenza nell’individuo. Le finalità sono il cambiamento dei processi psicologici dai quali dipende la sofferenza o lo stile di vita inadeguato e disfunzionale.

Ci sono problemi che appaiono insormontabili, quando qualcosa di indefinibile si impone impedendo di vedere vie d’uscita. Il colloquio ad orientamento psicoanalitico interviene sulle cause profonde di questa condizione agendo sui conflitti alla base del malessere, con l’obiettivo di aprire a nuove possibilità esistenziali, a nuove opportunità di vita.

Essa può avere presa anche su problematiche prive di sintomi gravi, cioè su quei disagi mossi dalla necessità di fare luce sui propri desideri, di scandagliarli alla ricerca di una riconciliazione più profonda con la propria reale e autentica natura, per raggiungere un maggiore benessere esistenziale attraverso la ricerca di nuovi percorsi in grado di decostruire i problemi in parti più piccole, promuovendo la capacità di saperci fare col proprio disagio.

Essa è in grado trasformare la condizione di sofferenza in una opportunità di crescita. Attraverso Il colloquio ad orientamento psicoanalitico individuale è possibile ri-storicizzare la vita a partire da una nuova visione delle cose.

Il colloquio ad orientamento psicoanalitico si fonda su evidenze scientifiche. Pensieri e sentimenti alla base del comportamento del paziente tendono ad organizzarsi in una modalità “non saputa” dal paziente. Fare spazio alla storia personale, alle proprie esperienze, alle relazioni passate e presenti con l’altro, all’immaginazione e alla fantasia è di fondamentale importanza nel processo terapeutico.

Gli obiettivi sono: la risoluzione del conflitto intrapsichico, la ricerca della verità su se stessi, miglioramento delle relazioni interpersonali, nuovo significato della propria vita.

Il colloquio di coppia

Il colloquio ad orientamento psicoanalitico di coppia offre uno spazio confortevole dove le difficoltà possono essere comunicate, negoziate, dove è possibile incrementare le chance di accettarsi reciprocamente, attenuare le crisi, migliorare la comunicazione.

C’è una significativa correlazione tra sofferenza psicologica individuale e difficoltà coniugali. Anche le problematiche individuali si acuiscono in situazione di stress coniugale: difficoltà lavorative, problemi di salute, difficoltà dei figli. Ovviamente c’è una causalità circolare: la sofferenza psicologica dei singoli incrementa le difficoltà coniugali e quelle coniugali aumentano l’intensità dei disturbi individuali.

Molte ricerche hanno evidenziato che le difficoltà coniugali incidono anche sui i disturbi dell’umore, di ansia e dipendenze, nonché sul benessere fisico in genere, sul rendimento lavorativo. Questo schema conflittuale spesso è asfissiante per la coppia che ne è vittima e artefice allo stesso tempo. Inoltre, purtroppo, le coppie in difficoltà ingenerano molto più spesso condotte violente.

Il colloquio ad orientamento psicoanalitico di coppia offre uno spazio confortevole dove le difficoltà possono essere comunicate, negoziate, dove è possibile incrementare le chance di accettarsi reciprocamente, attenuare le crisi, migliorare la comunicazione e la vita sessuale.

Il colloquio ad orientamento psicoanalitico di coppia non implica che l’intervento sia pensato solo per la coppia in quanto tale.

 Anzi, spesso sono le precedenti esperienze individuali dei singoli partner a ingenerare il disagio nella coppia. Ci sono processi inconsci che favoriscono il conflitto, la delusione, la percezione distorta dei partner che si incolpano vicendevolmente delle difficoltà in atto.

è necessario andare al di là del contenuto delle discussioni che spesso alimentano la conflittualità della coppia. Infatti, ogni relazione di coppia si regge su dei problemi irrisolti che in alcuni momenti sono gestiti, tollerati e accettati con il compromesso ma, ad un certo punto, questo accordo salta e gli stessi problemi diventano insopportabili.

Il partner diventa il risultato di una nostra costruzione mentale. Nel partner proiettiamo parti di noi stessi. 

Sostenere l’emersione di questi aspetti aiuta alla creazione di un clima ricco di collaborazione empatia nella coppia e allo stesso tempo combatte la permanenza dei conflitti. Per ottenere questo è necessario intervenire sulle questioni di fondo che creano i conflitti andando al di là del contenuto manifesto del disagio.

Il colloquio ad orientamento psicoanalitico di coppia è consigliabile quando ci sono: problemi di comunicazione nella coppia, tradimenti, abuso o violenza domestica, conflittualità sull’educazione dei figli, difficoltà finanziarie, litigi e discussioni frequenti, dipendenze affettive, problemi sessuali, rabbia e gelosia.

Ci sono poi dei cambiamenti naturali nella vita ma che possono divenire fonte di disagio per la coppia, come la nascita di un figlio, la perdita del lavoro, malattie, lutti, pensionamento…

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